Assumersi la responsabilità della nostra salute e di quella degli altri, aver cura di noi stessi ogni giorno, mettendo in gioco le nostre abitudini, basandoci su un approccio olistico e sfruttando le capacità di auto-rigenerarsi del corpo.
Si dice che prevenire è meglio che curare, ma in realtà prevenire è curare, infatti prevenire la malattia implica l’aver cura di se stessi ogni giorno, da diversi punti di vista: fisico, psicologico, spirituale.
Prendersi la responsabilità della nostra salute, in senso ampio, con costanza e pazienza, perché i risultati non sono immediati.
La cura non è mai rientrare nella pelle vecchia, tornare a stare come stavamo prima. La cura e la guarigione, talvolta anche solo “guarire dall’impedimento della malattia”, perché non tutte le malattie si possono guarire, implica un cambiamento. Rivedere quello che si faceva, che ci ha portato ad ammalarci, ripensare alle nostre abitudini ed essere disponibili a rimetterle in gioco. Infatti è l’approccio che abbiamo nei confronti di noi stessi e dell’ambiente, che produce la malattia o la salute.
La società in cui viviamo tollera l’inerzia, il continuare a fare quello che si fa senza cambiare e accetta di compensare con qualcosa di esterno i problemi che ne derivano. Molti di noi, si limitano ad affidarsi ai farmaci o alla chirurgia, quando hanno una patologia. Non che questo non si debba fare, ma se non si riflette sui propri comportamenti e sul contributo che si è dato e si continua a dare alla situazione che è venuta a crearsi, si rischia che si ripresenti, magari in forme diverse.
La modernità funziona facendo riferimento a stimoli incompatibili alla vita, la velocità, per esempio, a cui tutti e tutto sono sottoposti, inquina la nostra vita e l’ambiente in cui viviamo. Guarire ha a che fare con il modificare i dogmi su cui abbiamo fondato la nostra società: “fermarsi è impossibile“, “non si può avere tutto in equilibrio”, “non ci si può occupare di tutto”.
La pandemia ha collassato il dogma dell’impossibilità di stare fermi.
Non è sufficiente concentrarsi sul problema del coronavirus, piuttosto, d’ora in poi è d’obbligo porre attenzione alle cause, occorre capire come prevenire, invece che concentrarsi solo sull’effetto, agire, non solo reagire.
Questo è il momento di un cambio di sguardo, di smettere di essere autolesivi.
Siamo stati fermi a lungo, abbiamo avuto tempo di guardarci, di capire quanto sia necessario un cambiamento di paradigma, si tratta di assumerci la responsabilità della nostra salute in senso più ampio, reimpostare vie di rientro dalla malattia, più basate su un approccio olistico.
Certo tante persone vorrebbero/potrebbero agire invece che reagire, ma non ne hanno o la forza o la capacità, talvolta anche perché sono intrise di ciò che altri vorrebbero che facessero o sono ingabbiate nell’abitudine. Essere o cercare di vivere “con la propria testa'', contrastare l’inerzia, non è così semplice, ma invitiamo tutti a provarci, incominciando con qualche cambiamento, anche se la guarigione è un processo lungo e a volte molto penoso.
Il tutto infatti aiuta la parte, l’uomo è un tutt’uno, il corpo è tutto collegato. Invece di fare solo una terapia specialistica, occorre guardare il tutto della persona, per sfruttare la capacità di auto rigenerarsi del corpo e, per migliorare qualsiasi parte del corpo, è fondamentale lo stile di vita: il cibo, il movimento, il riposo, “la vita della mente” e dello spirito.
La cura è una scelta, la mia scelta è la mia guarigione.
Si tratta di orientarsi verso scelte più consapevoli e responsabili, sforzarsi di cambiare prospettiva, puntare sul potere dell’individuo e influenzare le scelte collettive, in quanto la salute è la risultante di scelte individuali e collettive. Ogni individuo che, con fatica, perché cambiare costa fatica, salta fuori dai paradigmi che guidano la società, che si fondano sull’inerzia, si assume la responsabilità per sé e per gli altri.
Mariella Lajolo
https://www.centrostudinvictus.it/sezioni/psiche-e-corpo/prevenire-e-curare.html