La salute e buon funzionamento dell’intestino, influenzato anche dallo stress e dalle emozioni, sono strettamente collegati, così come lo è una buona digestione, che non può prescindere dalla qualità della masticazione. Una buona masticazione, infatti, non solo permetterà di non ingrassare, ma anche di prevenire molte malattie.
Un altro elemento importante è moderare le quantità di cibo e ridurre al minimo zuccheri raffinati(incluse farine), frutta, latticini e prodotti animali, in particolare carne e affettati.
Inoltre fare una “buona cacca” non è sintomo solo di buona salute, ma è anche utile per la salute dell'ambiente.
La cacca, argomento sicuramente imbarazzante nella nostra società civilizzata, che cerca di allontanare tutto ciò che è naturale e un po’ sgradevole, ma argomento fondamentale per chi vuole prendersi cura non solo del proprio intestino, ma della propria salute!
Del resto, salute e intestino sono strettamente collegati. Già Ippocrate, 2.500 anni fa, era fermamente convinto che l’intestino fosse l’origine di tutte le malattie, tanto da scrivere: "Tutte le malattie hanno inizio nell’intestino”.
Non è difficile capire che dall’intestino assorbiamo il cibo ed è dall’intestino che eliminiamo ciò che non serve e ciò che è diventato tossico, durante il processo digestivo.
Se queste due funzioni vengono in qualche modo alterate iniziano i guai, che il dottor Adrian Schulte, autore del libro “Buona cacca a tutti!”, illustra alla perfezione.
Questo libro è infatti prezioso per tanti motivi, perché, oltre ad illustrarci in modo semplice, ma preciso, il funzionamento del nostro sistema digerente e tutto quello che possiamo fare per aiutarlo, ci ricorda un’antichissima pratica dimenticata da qualche secolo: l’osservazione delle feci, per capire ciò che accade nel nostro tubo digerente. La cacca infatti ci può raccontare tante cose!
Il dottor Schulte (specializzato in medicina generale e naturopatia, primario e direttore sanitario del F.X. Mayr Zentrum Bodensee di Uberlingen) ci spiega molto chiaramente che la digestione si compone di moltissimi passaggi e coinvolge diversi organi, anche al di fuori del tubo digerente vero e proprio, come il fegato e il pancreas.
Inoltre spiega che il nostro tubo digerente è composto da molte parti, ognuna con un preciso compito, che viene svolto correttamente solo se il cibo è ben masticato, naturale, di alta qualità, non eccessivo e consumato nei momenti giusti.
Uno degli aspetti fondamentali su cui si sofferma l’autore è proprio la masticazione. Per chi già si interessa dell’argomento o ha già avviato dei cambiamenti alimentari, non c’è nessuna sorpresa. Ma per molte altre persone sarà una sorpresa scoprire come una buona o una cattiva masticazione possano influire profondamente su tutto il tubo digerente e sul risultato finale di questo immenso lavoro.
Se mastichiamo alla perfezione, infatti, lo stomaco non dovrà fare un super lavoro prima di consegnare il cibo all’intestino, quindi non avremo pesantezza dopo mangiato, non ci saranno fermentazioni, non produrremo tossine e veleni e il transito del cibo nel tubo digerente sarà più veloce. Questo si tradurrà non solo in termini di benessere generale, ma anche di prevenzione praticamente di tutte le malattie, in particolare di quelle auto immuni, circolatorie e dei tumori.
L’autore ci ricorda che masticare a lungo, almeno 30 volte, ci aiuta persino a non ingrassare, perché i segnali di sazietà arrivano prima. Infatti masticare a lungo ha due importanti effetti sugli ormoni circolanti nel sangue: abbassa la grelina, che serve per farci venire fame e alza il glucagone-simile-1 e la colecistochina, che ci fanno passare la fame
Una lunga masticazione di un cibo che ci piace, inoltre, scatena le papille gustative, che a loro volta attivano dopamina, serotonina e oppiacei, che ci fanno sentire sazi, felici e soddisfatti del pasto.
Viene inoltre consigliata la moderazione. Oggi infatti si tende a mangiare troppo. Soprattutto quei cibi che invece, nella storia alimentare umana, sono sempre stati consumati poco frequentemente (tranne in alcuni periodi storici all’interno di alcune classi sociali, che infatti ne hanno pagato il prezzo): il cibo animale in generale e in particolare carne e prodotti caseari. L’autore ci invita inoltre a fare attenzione a quei cibi che diventano un vero e proprio veleno, se assunti spesso e in grandi quantità: gli zuccheri raffinati.
Spiega anche i problemi che i latticini possono creare all’intestino e gli effetti della pastorizzazione e l’omogenizzazione.
Da alcuni studi è emerso che il latte omogenizzato (per ridurre le particelle di grasso e renderlo più digeribile a tutti, anche a chi ha dei problemi con il latte) scatena una forte reazione allergica, con consistente produzione di istamina e conseguenti reazioni cutanee, asma e ingrossamento dell’intestino.
Ecco che si rende più comprensibile, anche da un punto di vista biochimico, il collegamento che la macrobiotica crea tra asma, reazioni cutanee e latte e latticini.
Anche la frutta è sconsigliata in quantità eccessive.
Il problema principale della frutta è il fruttosio, uno zucchero semplice particolare, che possiamo assorbire e trasformare solo in parte. Sembra che il nostro corpo abbia dei limiti nei confronti del fruttosio e che un intestino sano possa trasportare nel sangue ogni giorno non più di 30-40 g di fruttosio. Secondo il dottor Schulte, se nell’intestino tenue ne arriva di più, viene spedito subito all’intestino crasso per essere eliminato, ma in questo modo provoca una eccessiva proliferazione batterica, causa la formazione di gas e spesso anche di diarrea.
Per farsi un’idea, una mela contiene dai 10 ai 15 g di fruttosio. Vi è mai capitato di esagerare con la frutta e di ritrovarti con il mal di pancia? E’ l’eccesso di fruttosio.
L’autore ricorda, giustamente, che un tempo la frutta rappresentava solo una piccola aggiunta all’alimentazione e non era nemmeno presente tutto l’anno, nei climi temperati.
C’è un altro problema con il fruttosio: il fegato.
Il fruttosio che riusciamo ad assorbire viene mandato al fegato per essere trasformato, più o meno come accade per l’alcool e, proprio come per l’alcool, in grandi quantità diventa tossico e può favorire la steatosi epatica.
Consiglia anche un semi-digiuno una volta alla settimana, soprattutto se dobbiamo rimetterci in sesto o dopo periodi di sgarri troppo frequenti.
Consiste nel mangiare in modo molto leggero, con verdure e volendo dei semi oleosi e la sera digiunare totalmente, oppure consumare un brodino di verdure, una zuppa di miso.
I grandi veleni, che il dottor Schulte ci consiglia di evitare, soprattutto durante il periodi di “pulizia” dell’intestino e poi di usare con moltissima moderazione, sono il caffè, lo zucchero, l'alcool, le farine raffinate e la carne, in tutte le sue forme.
Nel libro si parla in modo incompleto e confuso dei “cereali", in quanto non viene fatta la necessaria distinzione tra le farine e i chicchi interi.
Equiparandoli si crea disorientamento in chi non si intende dell’argomento. Parlare semplicemente di “carboidrati” genera davvero una grande confusione e spinge le persone a demonizzarli tutti indistintamente.
Quando parla di cereali, l’autore inizia criticandoli senza distinzioni, quindi sembra che si stia riferendo a tutti i cereali indistintamente, sia per tipologia (grano, miglio, riso, ecc.), sia per forma (chicco, fiocchi, farine, ecc.), sia per eventuale raffinazione ed elaborazione industriale, ma anche coltivazione e selezione genetica (cita ad esempio l’adenosina trifosfato amilasi, una proteina indotta nei moderni tipi di grano potenziato, per rendere la pianta più resistente agli insetti,che danneggia l’intestino).
Poco dopo però si capisce che si stava riferendo solo al grano, al glutine e alle terribili modifiche che il pane ha subito negli ultimi 100 anni.
E’ un peccato creare questa confusione!
Inoltre non concordo con l’idea che i batteri nell’intestino non siano poi così utili, come abbiamo sempre pensato.
L’autore infatti sostiene che non siano indispensabili, ma semplicemente inevitabili. Suggerisce quindi di fare attenzione a che si sviluppino solo batteri innocui e non quelli patogeni.
A differenza di ciò che l’autore afferma, credo che i batteri nell’intestino non solo siano inevitabili, ma anche indispensabili, in quanto equiparabili a quelli nel terreno, che aiutano le piante a trasformare e assorbire i nutrienti e ad evitare putrefazioni, trasformando la materia organica in humus, quindi in concime prezioso.
Sono moltissimi gli studi da cui emergono i vantaggi di “nutrire” i batteri buoni, ad esempio con tante fibre nell’alimentazione o integrazione di inulina o frutto-oligosaccaridi. Emerge che aumentano i batteri buoni (lactobacilli, eubatteri e bifidobatteri) e si riducono i batteri patogeni (clostridi, batterioidi e fusobatteri).
Non solo, quando i batteri buoni prosperano, aumenta la produzione di acidi a catena corta, con azione mucoprotettiva, modulatrice del ricambio e del metabolismo degli enterociti, inibente sui batteri patogeni, di riduzione della sintesi di colesterolo; aumenta la produzione delle vitamine del gruppo B; della vitamina K; l’assorbimento dei minerali e l’acidificazione dell’ambiente del colon.
Inoltre, come tutti gli approcci nutrizionali, anche quello qui proposto manca della visione energetica.
Ad esempio, non viene considerato l’effetto contraente e indurente dei prodotti da forno (che possono quindi far perdere peristalsi e produrre stitichezza), l’effetto indebolente dei frullati, che se benefici da un lato, possono non esserlo su intestini indeboliti dall’eccesso di yin, infiammati e in disbiosi.
Non concordo sull’utilizzo per tutti del sale inglese per pulire l’intestino. Credo che su intestini delicati e infiammati sia deleterio, mentre su intestini intasati da anni, possa essere davvero un modo per “stappare”.
In altre parti del libro si affrontano argomenti importanti come l’impatto dello stress e delle emozioni sull’intestino (il nostro secondo cervello), il problema del sovrappeso, dei gas intestinali, della posizione che assumiamo in bagno (e che possiamo migliorare con un semplice sgabellino).